Molti studenti mi chiedono spesso perché, nonostante anni di studio della grammatica e la frequenza di diversi corsi di inglese, quando si trovano a dover parlare restano bloccati o non capiscono quasi nulla. La sensazione di non riuscire ad andare oltre quel muro invisibile è molto diffusa, ed è utile sapere che non dipende soltanto dalla mancanza di pratica, ma anche dal funzionamento del cervello.
Le neuroscienze possono aiutarci a superare questo problema. Le lingue vengono infatti elaborate principalmente nell’emisfero sinistro, in particolare nelle aree di Broca e di Wernicke, che sono responsabili rispettivamente della produzione e della comprensione linguistica. La lingua madre (o L1), appresa fin dall’infanzia, è gestita in modo più rapido e automatico perché il cervello ha creato collegamenti molto solidi, mentre la seconda lingua (o L2), soprattutto se acquisita più tardi, coinvolge percorsi più ampi e richiede un maggiore controllo cognitivo. In pratica, quando cerchiamo di passare dall’italiano all’inglese, il lavoro del cervello deve spostarsi da una zona all’altra, e questo continuo passaggio rallenta e affatica. È proprio per questo che tradurre mentalmente parola per parola dalla lingua madre crea ancora più difficoltà e interferenze: la mente resta ancorata alla L1 e non lascia fluire la L2.
La soluzione non è quindi tradurre meglio, ma smettere di tradurre. L’approccio più efficace è usare fin da subito la lingua straniera, anche con il poco che si conosce, perché questo allena il cervello a percorrere direttamente la strada dell’inglese senza deviazioni. Un esercizio semplice e molto utile è provare a parlare per due o tre minuti solo in inglese usando esclusivamente le parole già acquisite: non importa se il lessico è ridotto, conta costruire frasi semplici e comunicare senza ricorrere all’italiano. È un allenamento che all’inizio può sembrare faticoso, ma che con la costanza diventa sempre più naturale e porta a sviluppare quella sicurezza che manca quando si resta intrappolati nella traduzione mentale.
Proprio per questo nei nostri corsi di lingua e sessioni individuali di speaking puntiamo su un approccio comunicativo e personalizzato fin dall’inizio: ogni lezione è pensata per spingere lo studente a usare attivamente l’inglese, senza passare attraverso la traduzione nella propria L1, ma partendo dalle proprie conoscenze reali e dai propri interessi. In questo modo il percorso non resta astratto e teorico, ma diventa subito concreto, coinvolgente ed efficace, e aiuta davvero a trasformare lo studio in capacità di comunicare.
E tu sei pronto a smettere di tradurre nella tua testa, a pensare direttamente in inglese e soprattutto ad abbandonare la comfort zone rassicurante della tua lingua madre?